lunedì 23 dicembre 2013

La falsa Donazione di Costantino



Un pezzo forte della storiografia anticattolica laicista è sicuramente l’accusa rivolta alla Chiesa Cattolica di aver falsificato e mistificato ogni sorta di documento per accaparrarsi e giustificare il suo potere temporale. Secondo questa visione laicista il controllo di un vasto possedimento terriero nell’Italia centrale, il cosiddetto Patrimonio di San Pietro, sarebbe da ricondurre ad una “Donazione di Costantino”, cioè un falso documento, apparso per la prima volta nel IX secolo, che si presentava come un editto dell'anno 324 con il quale l’Imperatore Costantino avrebbe concesso al Papa, all'epoca Silvestro I, e ai suoi successori le insegne imperiali e la sovranità temporale su molti territori del Sacro Romano Impero. Questo documento, in effetti, si rivelò essere un falso sulla base degli studi dell’umanista Lorenzo Valla nel 1440 e per i laicisti costituisce la prova definitiva dell’inganno perpetrato dalla Chiesa di aver fabbricato un falso con cui poter giustificare la nascita e la consistenza dello Stato Pontificio, nonché la liceità del potere temporale dei Papi.

Lasciando da parte visioni ideologiche che nulla hanno a che fare con lo studio della storia, in realtà occorre evidenziare che la nascita di un potere temporale dei Papi e la costituzione di uno stato pontificio sono eventi giustificati da precise motivazioni storiche che nulla hanno a che fare con falsificazioni o mistificazioni e fantomatiche volontà di potere. Al tempo dell’editto di Milano, nel 313 d.C., quando i due padroni dell’impero romano di allora, Costantino e Licinio, resero il cristianesimo una religione lecita, il vescovo di Roma era ancora un’autorità esclusivamente religiosa e restava un suddito dell’Impero senza nessuna autorità giuridica sovrana sui territori della penisola italiana. Una volta divenuto imperatore assoluto, Costantino sposterà la sua residenza nella “Nuova Roma”, Costantinopoli, lasciando la “Vecchia Roma” una città ormai ai margini dell’Impero e ciò rese possibile, in pratica, una certa indipendenza del Papa che andò sempre più aumentando fino ad avere una consacrazione nel “Codice di Giustiniano” del 534 d.C. dove l’imperatore conferma la funzione dei vescovi come giudici, amministratori e protettori delle città a loro soggette, anche se l’autorità civile suprema in Italia resta ufficialmente quella dell’imperatore, esercitata attraverso l’esarca con sede a Ravenna. Nel corso degli anni la progressiva debolezza dell’esarcato ridurrà questa autorità al punto che i suoi interventi diverranno sempre più inefficaci, specialmente nel contrastare militarmente le invasioni barbariche, e carente dei mezzi amministrativi in grado di organizzare politicamente ed economicamente i territori imperiali. Viceversa i Papi, tra cui spicca la figura di san Leone I, godevano di un prestigio considerevole e apparivano l’unica protezione possibile contro la barbarie. Gli imperatori, assenti e inefficienti, capaci solamente di imporre un regime fiscale insopportabile, appartenevano ormai ad un mondo troppo distante. In un’Italia dove regnava incontrastata l’anarchia e sempre più teatro di scorrerie e violenze di ogni tipo, i Papi furono progressivamente indotti ad arruolare truppe per difendere le città italiane ed amministrare la giustizia a tutela dell’ordine pubblico.

Durante il VII secolo la penisola italiana assistette alla sempre più pressante infiltrazione del potente popolo germanico dei Longobardi che, una volta insediatosi nel nord d’Italia, agli inizi del VIII secolo, iniziò la sua espansione verso il centro della penisola muovendo guerra contro l’esercito bizantino. Avvenne così che per contrastare i bizantini ed accaparrarsi le simpatie dei signorotti locali fedeli al Papa ed ostili all’Impero di Bisanzio, il re longobardo Liutprando diede inizio ad una donazione al papato, che all’epoca era retto da Zaccaria, delle terre strappate all’Impero. Nel 741 furono donate Amelia, Orte, Bieda, Bomarzo, nel 728 il castello di Sutri e poi, progressivamente passarono sotto l’amministrazione dei Papi tutto il Lazio, il ducato di Spoleto, l'Esarcato e la Pentapoli. Si era così formato il primo nucleo dello Stato Pontificio.

Ma i rapporti tra la Chiesa e i Longobardi finirono per logorarsi ben presto, infatti il nuovo re longobardo Astolfo abbandonò la politica filopapale del predecessore per farsi sempre più minaccioso contro Roma. Nel 752 Astolfo conquistò definitivamente l’esarcato bizantino e volle estendere il suo dominio anche sull'Italia centrale. Falliti i tentativi di un accordo pacifico col re longobardo, il papa di allora, Stefano II, dopo che il re longobardo attaccò la stessa Roma saccheggiandone il territorio circostante, partì direttamente per la Francia, dove, nei colloqui di Ponthion, sollecitò Pipino il Breve, il re dei Franchi, ad intervenire in Italia. Pipino riportò completa vittoria su Astolfo e restituì al Papa le terre sottratte. Veniva, così, riconosciuta ufficialmente la giurisdizione temporale del Papa su Roma e sull’Italia rendendo di fatto il papato l’erede del potere imperiale in Occidente.

Come ci si può facilmente rendere conto la nascita del potere temporale del papato non è avvenuta per soddisfare una volontà di potere dei vari Papi, né si è realizzato con la forza delle armi, ma per delle donazioni che i vari re barbarici hanno fatto per una precisa esigenza di protezione e sostentamento della Chiesa, riconoscendo in essa l’unica autorità capace di garantire pace e sicurezza sociale in quei territori. Scrivono gli storici Franco Cardini e Marina Montesano: “A conferma di questa tesi, ci sarebbe il fatto storico della nascita della "repubblica di san Pietro" nell'VIII secolo, intesa non solo come "Stato dei Papi" ma anche come entità politica autonoma, dotata di proprie strutture di governo e di un territorio. Il ruolo comunque della donazione è stato ridimensionato, non essendo più considerato l'atto formale di nascita di un potere temporale papale; ma rispetto alle molteplici donazioni avvenute anche prima del 728 a favore della Chiesa romana, va sottolineato che la donazione di Sutri acquista un valore simbolico notevole dato che ciò segna il riconoscimento di una sovranità che di fatto il papato esercitava sui territori romani, a discapito del governatore bizantino” (Franco Cardini e Marina Montesano, Storia medievale, Firenze, Le Monnier Università, 2006). In un’epoca che vedeva nella proprietà terriera la condizione necessaria per un qualsiasi riconoscimento sociale, la Chiesa seppe fare di Roma e del Patrimonio di San Pietro un centro di civilizzazione e la sede di una autorità spirituale, proprio nel mezzo di un mondo in sfacelo.

Alla luce di tutto ciò la storiella laicista di una Chiesa truffaldina e manipolatrice cade miseramente, infatti l’autorità temporale papale era largamente riconosciuta e si concretizzò senza il bisogno di manovre e raggiri. Ma, allora, a che servì produrre un documento falso come la “Donazione di Costantino”? Tale documento faceva parte di una raccolta di decretali, cioè di lettere provenienti dalla Curia romana e concernenti il governo della Chiesa, comparse tra l’847 e l’852 d.C., attribuite falsamente a vari papi come Clemente I (del I secolo), Melchiade (IV secolo), Gregorio II (VIII secolo) e altri, che servirono per esaltare l’autorità della Santa Sede in modo da poter difendere meglio i vescovi locali e garantire l’indipendenza della Chiesa contro le pretese dei poteri secolari dell’Imperatore (Sacro Romano Impero Germanico) e dei signorotti locali. Non si trattò, dunque, di una truffa, ma dell’esigenza di mettere nero su bianco ciò che era da tutti già pacificamente riconosciuto e ciò venne fatto secondo l’usanza degli antichi ricorrendo alla pseudoepigrafia. Nel mondo giudaico-cristiano il passato rappresentava un autentico valore normativo e ciò spiega come mai si cercasse di affidare i propri scritti ad un autore prestigioso. Basti pensare, nell’Antico Testamento, al libro della Sapienza attribuito a Salomone o ai carmi del Servo sofferente di Jahvé attribuiti ad Isaia e, nel Nuovo Testamento, alla lettera agli Ebrei attribuita a Paolo di Tarso. Si tratta di una mentalità che si diffuse anche nell’alto medioevo e che cercò di giustificare, sul piano formale, realtà sostanziali già esistenti. Sono documenti che non possono essere giudicati secondo la nostra moderna concezione dell’esattezza storica.

E’, quindi, un errore credere che le false decretali, tra cui la “Donazione di Costantino”, siano all’origine del primato papale e del suo potere temporale. Il primato del Papa nacque dalle parole di Cristo all’apostolo Pietro e il potere temporale dalla volontà dei re barbarici, come Liutprando, Pipino e Carlo Magno, di inserire la Chiesa nella nuova società civile romano-barbarica evitando la sua sottomissione al potere secolare.

Bibliografia

L. Duchesne “I primi tempi dello Stato Pontificio”, Einaudi, Torino 1967;
O. Bertolini “Roma di fronte a Bisanzio e ai Longobardi”, Cappelli, Bologna 1961;
J. Fleckstein “Carlo Magno”, Ed. Paoline 1969;
P. De Leo “Ricerche sui falsi medioevali: il Constitutum, Constantini” Ed. Meridionali Riunte, R. Calabria 1974; 
F. Cardini e M. Montesano “Storia medievale”, Firenze, Le Monnier Università, 2006;

2 commenti: