domenica 9 settembre 2012

La morte del cardinale Martini e l'eutanasia: vergogna laicista

E’ appena passata la forte emozione per la scomparsa del cardinale Carlo Maria Martini, un vero servo di Dio, mente illuminata e grande biblista, che resta ancora, come uno stomachevole fastidio, l’eco dell’indegna gazzarra alzata dalla propaganda laicista sul tema dell’eutanasia. 

Anche in un tale momento, di fronte al dolore di tutta la Chiesa per tale perdita, mentre ancora il cardinale Martini era in fin di vita, la macchina mediatica laicista non ha perso l’occasione per attaccare i cristiani accusandoli di incoerenza: per i poveri Eluana Englaro e Piergiorgio Welby bisognava prolungare la loro sofferenza, mentre per il cardinale si può scegliere di porre fine alla propria vita perché l’uomo non può ridursi ad un vegetale. 

Tale accusa è talmente meschina e cialtrona che lascia sbigottiti. Come non pensare alla cattiva fede quando in modo così palese viene confusa la pratica dell’eutanasia con quella del rifiuto dell’accanimento terapeutico? Come ha informato il medico personale di Martini, il professor Gianni Pezzoli, il cardinale, all’ultimo stadio della sua malattia, il morbo di Parkinson, già dalla seconda metà di agosto era entrato in una crisi irreversibile. Egli, restato lucido fino alla fine, sapeva bene che gli restava poco tempo da vivere e lo ha trascorso senza presidi sanitari non ordinari. Era in prossimità di una morte certa. Le cure ordinarie sono state somministrate, ma non le straordinarie, cioè non c’è stato accanimento terapeutico, pratica che è contro la dottrina cristiana sul fine vita. 

Per Eluana Englaro non fu così, la ragazza si trovava in uno stato vegetativo persistente da diciassette anni, ma non era affatto in prossimità della morte, era in condizioni stazionarie, in una situazione clinica completamente diversa dalle fasi terminali del morbo di Parkinson. Stessa situazione per Peirgiorgio Welby affetto da distrofia muscolare di Becker, una malattia a progressione lenta. Dopo quarantacinque anni ha chiesto che gli venisse tolto il respiratore, ma non si trovava in imminente pericolo di vita. La scelta di Welby fu quella di darsi volontariamente la morte perché non voleva più vivere in quelle condizioni e non la richiesta di non praticagli dei trattamenti perché accettava il fatto che la morte era prossima ed inevitabile, come nel caso del cardinale Martini. 

La morte del Cardinale Martini rappresenta l’accettazione della vita fino alla sua naturale conclusione secondo quella verità antropologica e quei principi etici che il Magistero cattolico insegna.

55 commenti:

  1. "Le cure ordinarie sono state somministrate, ma non le straordinarie, cioè non c’è stato accanimento terapeutico, pratica che è contro la dottrina cristiana sul fine vita."

    E chi stabilisce quali sono e quali non sono le cure ordinarie? Indubbiamente una volta essere attaccati (per anni) ad un respiratore artificiale sarebbe stata considerata una cura "straordinaria"

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    1. E' evidente che tale concetto sia legato alle condizioni mediche del paziente. Englaro e Welby NON erano in pericolo di vita, le cure somministrate, quindi, erano ordinarie, come qualsiasi altro trattamento salvavita.
      Nel caso di Martini, NON c'era alcuna possibilità di sopravvivenza, ogni trattamento volto a prolungare l'agonia non poteva che essere considerato straordinario, cioè un accanimento terapeutico.

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    2. A me sembra che una persona che non può e non potrà mai più respirare autonomamente sia in continuo pericolo di vita. Semplicemente il fatto è che i respiratori artificiali sono diventati di uso comune nella medicina attuale e quindi tu li consideri cure ordinarie, ma una volta sarebbero stati considerati sicuramente straordinari. Insomma, più che alle condizioni mediche del paziente il concetto mi pare legato al progresso delle medicina nell'epoca in cui vive il paziente.

      In ogni caso ciò che è successo a Martini è perfettamente in armonia con la corrente di pensiero che ritiene che le persone abbiano diritto di scegliere sul proprio fine vita. Martini non voleva continuare le cure e la sua volontà è stata rispettata, nella disgrazia è stato ancora fortunato, non si può dire altrettanto di Welby e molti altri malati.

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    3. Mio caro Anonimo (ma perché non metti un nick?), una persona che non può respirare autonomamente è certamente in pericolo di vita, ma non è alla fine ineluttabile della sua vita. Lo sono anche i diabetici, dipendenti dall’insulina, coloro che sono affetti da neoplasie, dipendenti dalla chemioterapia, chi ha la polmonite dipende dagli antibiotici, e così via, ma tutti questi NON sono al termine della loro vita, come invece lo era il cardinale Martini.

      Martini non ha scelto un bel nulla, finché c’era una concreta speranza di sopravvivenza ha accettato tutte le cure, ma giunto alla fine ineluttabile ha solo evitato un’inutile e moralmente sbagliato accanimento terapeutico, aspettando serenamente il termine naturale della sua vita.

      Purtroppo Welby ha scelto di porre fine alla sua vita ed alla povera Eluana gliel’hanno addirittura strappata.

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  2. Cribbio, caro Luis, ancora una volta, a parte i toni da gastrica crociata, mi trovo d'accordo con te.
    Che tristezza che i laici italiani siano ridotti al punto da dover sbirciare le scelte di un cardinale in fin di vita, cercando imbecille e volgare argomento da una pretesa finale incoerenza altrui. Sembrano quei corvi che affollano l'ultimo letto del famoso miscredente, spacciando la sua cordiale "supercazzola" per una conversione in extremis.
    Ma devi pietirci, Luisseleison, siamo messi veramente male.
    Non solo i nostri diritti sono conculcati da persone affette da strane idee (pensa che c'é chi addirittura sostiene seriamente che la vita non appartenga al soggetto che la vive, bensì ad altri enti, di variabile tipologia: mitico-immaginari, statali, giudiziari, comitati bioetici, medici d'equipe!)
    Quel che è peggio e che non ci è nemmeno consentito chiamare le cose, e i nostri diritti, col loro vero nome: "suicidio assistito".
    Per quel che mi riguarda, dunque, vadano a farsi bene-dire le eu-tanasie.
    In attesa che le persone che hanno a cuore i diritti dell'individuo, si decidano a battersi per la modifica dell'art. 580 c.p., che assieme alla giusta sanzione dell'istigazione al suicidio, ne punisce iniquamente l'aiuto, ci consoliamo col fatto che, pagando un piccolo obolo al dio-mercato, possiamo garantirci il rispetto dei nostri diritti semplicemente oltrepassando le Alpi. Grazie a Dio, le religioni sono solo marxiane sovrastrutture.
    Heidi, ti sorridono i monti.
    Saluti

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    1. Grande Felsineus,
      la tua ironia è veramente divertente, è un piacere leggere i tuoi commenti.

      Credo, forse, che il punto nodale della questione non sia tanto quello di sentirsi vittime della solita chiesa prevaricatrice, quanto piuttosto l’irrefrenabile relativismo della posizione laicista. Parli di diritti, quali? Quello a porre fine ad una vita? E che diritto è? Si ha diritto alla vita, non alla non vita. Un diritto che nega un altro diritto è, in sostanza, mancanza del diritto stesso. E’ il diritto a fare come ci pare, e allora non possiamo più parlare di valori fondamentali dell’uomo. La vita è un valore fondamentale, ha un valore in sé, se dipendesse da altri fattori, allora non sarebbe più un valore fondamentale.

      Secondo il mio parere il codice penale, in questo caso, si basa sulla visione della vita umana e della sua difesa come un valore fondamentale.

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    2. E’ strano, anche Gesù si è volontariamente suicidato facendosi arrestare invece di scappare come aveva fatto altre volte, e di quello non hanno niente da dire se non trovare giustificazioni….. son cattolici !

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  3. Sono spiacente, carissimo, ma non posso aderire alle tue allettanti prospettive. Non è tanto il fatto che poni il vivere più come un dovere che come un diritto (Life first). Personalmente non rifuggo i doveri ed ho un'idea solidaristica dell'esistenza (Les copains d'abord).
    È che, in questo momento, l'eventualità di dovermi sorbire una prolungata e possibilmente atroce agonia, per testimoniare il "valore fondamentale" della vita "sino al suo termine naturale", insulterebbe prima il mio povero intelletto, come sai poco incline alle astrazioni, che le mie carni. Inoltre, temo che i miei cari ne ricaverebbero più dispiacere che compiacimento. Spero pertanto che mi scuserai. Rimango disponibile per un esito siffatto - anzi, son pronto, sin d'ora, a firmare il simpatico modulo del consenso informato - solo nel caso in cui fosse utile a preservare qualcuno dei miei pregevoli organi - un usato garantito - per una donazione.

    In effetti, per ora, oso proprio rivendicare "il diritto di fare quello che mi pare". Per me e per tutti. Temo che se non sarò io a decidere della mia vita e della sua - mi assicurano - inevitabile fine, sarà qualcun altro a farlo, molto, ma molto meno qualificato di me.
    Ti confesso, inoltre, che sarei poco gentile, poco accomodante e poco incline al relativismo (questo prezzemolo del terzo millennio) con chi pretendesse di imporre ad un sofferente, riluttante, una vita di terribili pene.
    Saluti.

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    1. Caro amico, io non pongo affatto il vivere come un dovere, bensì proprio come un diritto. Un diritto inalienabile che si basa sul fatto che la vita stessa è un valore fondamentale. Se tu, in modo ipoteticamente legittimo, decidessi di sopprimerla significherebbe che tale valore non sarebbe più fondamentale.

      La vita umana, quindi, dipenderebbe il proprio valore non più dalla sua essenza, ma dalla sua qualità e questo concetto, come tu mi potresti benissimo insegnare, ha portato alle maggiori tragedie che la storia dell’uomo abbia mai visto.

      La mentalità che dipende da tale concetto tende a vedere una persona non più in grado di vivere secondo i parametri ritenuti “normali”, come un oggetto senza più valore, senza più importanza, come se il valore della persona dipendesse dalle sue condizioni sanitarie. Viceversa, accogliendo tali vite come una risorsa preziosa, può nascere ed affermasi la consapevolezza del valore fondamentale della vita.

      A tal proposito mi viene in mente la vicenda del povero Welby che ha scelto di morire. Che idea del valore della sua vita poteva avere, se era circondato solamente da persone che lottavano per la sua morte?

      Saluti

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    2. Ogni mentalitá, ogni ideologia, ogni abitudine che tenda a discriminare qualitivamente le vite degne di essere vissute possiamo affrontarla, fianco a fianco, come se combattessimo nel battaglione sacro tebano.
      Insieme perderemo: i parametri indotti dalla "reclame" vincono sempre.
      Scusa l'ottimismo. Ma che importa, ne valeva la pena, brother.

      Ma, nelle pause dei combattimenti, se incontrerai Piergiorgio, che ha preso la sua decisione, dovrai rispettarla. Non sai quale fosse, per lui, il valore della vita. Saresti un pazzo se ritenessi che la sua scelta sia stata un capriccio di "normalità". Non hai ragione di pensare che sia stato sviato da chi gli stava vicino. E non hai alcun titolo per decidere, al posto suo, il limite dei dardi, dei sassi e dell'avversa fortuna.

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    3. Ci mancherebbe altro se mi permettessi di ritenere un capriccio la scelta di Welby.

      Il discorso che faccio è un altro: quali sono le vite degne di essere vissute? Chi lo stabilisce? Ognuno decide per se? Se la vita umana è un valore fondamentale, e quindi è un valore in se stessa senza che dipenda da alcunché, come si può subordinarlo alla propria volontà?

      Vedi Felsineus, una mentalità del genere, cioè che ognuno si ritiene padrone della propria vita, non può che aprire la strada allo svilimento del valore stesso della vita umana. e così che si è arrivati all'abominio dell'aborto, cioè l'uccisione dell'innocente.

      Salutoni

      PS
      Il battaglione sacro tebano non è proprio il mio genere, che ne diresti di una più "tranquilla" guardia napoleonica o legione romana?:)

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    4. Eh, lo sapevo che il sacro battaglione non passava. Chissá, forse se mi fossi limitato a parlare in termini vaghi della battaglia di Cheronea...no, mi avresti beccato comunque.

      Direi che le nostre posizioni sono chiare. Ovviamente, per quel che mi riguarda, l'esercizio della nostra libertà non può svilire la nostra esistenza, bensì la rende degna ed umana.
      Salutoni.

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    5. Ok, Felsineus, ci siamo chiariti, ma non fare il furbacchione: penso anch'io che l'esercizio della nostra libertà non può che rendere degna la vita umana, ma non credo che ritenersi padrone della propria vita fisica sia un esercizio di libertà.

      Ciao

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    6. Furbacchione? Ah... questa poi no. Lasciai l'ascia di guerra e accettai l'accetta dell'amicizia... ma nelle vostre riserve porterete solo la mia carcassa.

      Io appartengo alla specie umana, come gli altri sapiens e i più iellati neanderthal che hanno già risolto tutti i loro problemi esistenziali. Se qualcuno dice che ho diritto alla vita, rispondo con una pernacchia (è il mio sentito ringraziamento a questa gentile concessione altrui). Come direbbe John Waine: "sono vivo, venitemi a prendere, se avete il coraggio".
      Sono nato libero, non sono servo di nessuno. Sono molto più che padrone della mia vita, io sono la mia vita. Ci sono dei furbacchioni che straparlano della vita, in termini astratti. Astratti da me, ad esempio. Dicono che è una cosa bellissima, un valore. Un valore fondamentale. Ma non vogliono farmi dei complimenti. Sono degli imbonitori, vogliono fregarmi. Dicono che la vita è talmente preziosa che nemmeno un suo piccolo frammento, il frammento che sono io, può essere lasciato nella mia disponibilità. Io ho provato a spiegare loro che sono un uomo e che una vita che non è fino in fondo padrona di se stessa è una vita da vermi. Non c'è stato niente da fare, hanno tanto a cuore la dignità della "vita", che sono disposti a calpestare la mia. Ebbene, provateci. Venite avanti, fatevi sotto!

      Augh!

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    7. Mio caro abitatore delle praterie del Nord America, possibile che non comprendi ancora la differenza tra libertà e libertarismo?

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    8. Viso pallido parla con lingua biforcuta.
      Prende nostri cavalli e dice essere cavallismo.

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    9. Non è certo da Grande Capo fare del vittimismo.
      In realtà nessuno prende i tuoi cavalli, quello che pensi di perdere è cavallismo.

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    10. Viso pallido parla ancora parole strane.
      Grande capo non capire.
      Io vuole solo scotennare qualche giacca blù.
      Tu chiama questo vittimismo?

      Altrimenti noi cavalca nostri cavalli.
      E se caccia a tatanka non buona,
      noi mangia nostri cavalli.
      Tu mangia tuo cavallismo.

      Noi vuole ancora acqua buona,
      che tu regalato molte lune fa.
      Acqua che fa cantare e dormire.
      Fiato puzza, testa gira, squaw sgrida.
      Ma Grande Capo sopporta.
      Se dopo Grande Festa cavalli di nuovo sparire,
      Noi dare te a mangiare a formiche rosse.

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  4. Gira e rigira il punto è sempre quello: ci sono persone che pensano che ognuno debba poter fare le proprie scelte personali; e persone che vogliono imporre le proprie scelte a tutti!

    @Luigi Ruggini: vuoi vivere cento anni in sindrome locked-in attaccato a dei macchinari? È una tua scelta e nessun libero pensatore vuole togliertela. Ma perchè diamine devi obbligare le altre persone ad intraprenderla? Chi ti dà tale potere sulla vita degli altri?

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    1. Io non voglio imporre niente a nessuno, vorrei solo che la vita umana sia considerata sempre un valore fondamentale e non soggetta al nostro mutevole arbitrio.

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    2. E questo tuo voler considerare la vita umana un valore fondamentale non soggetto al nostro mutevole arbitrio si traduce nell'ostracizzare la legalizzazione del suicidio assistito. Quindi certo che vuoi imporre agli altri di vivere in condizioni che non vogliono, decidendo tu al loro posto di cosa debbano fare della loro vita. Oppure non ho capito niente e sei a favore del suicidio assistito?

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    3. E questo tuo voler considerare la vita umana un valore fondamentale non soggetto al nostro mutevole arbitrio si traduce nell'ostracizzare la legalizzazione del suicidio assistito.

      Si, poiché il cosidetto suicidio assistito è un falso diritto nato dalla pessima teologia imperante.

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    4. @minstrel Perchè secondo te chi stabilisce i "veri" diritti? Le scritture? La Chiesa? Il Papa? Dio? (ovviamente parlando attraverso i precedenti, mai "di persona").

      Mi spiace ma io e moltissime altre persone non riconosciamo l'autorità di quelle fonti.

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    5. @Myself
      a mio parere ritenere un diritto il suicidio assistito è una assurdità. A parte il fatto che per un medico aiutare qualcun'altro a suicidarsi è un venire meno ai suoi doveri professionali, ma chi vuole suicidarsi non è affatto libero, ma infelice e non pienamente cosciente di ciò che decide.

      Una depenalizzazione del suicidio non è una forma di libertà, ma una china pericolosissima verso l'eutanasia. E dico questo senza tirare in ballo Scritture, Chiesa, Papa o Dio.

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    6. Io non ritengo che il suicidio assistito sia un diritto.

      Io ritengo che ogni essere umano sia il proprietario unico del proprio corpo e che quindi nessun essere umano sia proprietario del corpo altrui. Detto ciò se una persona decide consapevolmente di non voler più vivere allora nessuna legge deve impedirglielo né perseguire le persone che l'aiutino a morire. Dal pratico poi è chiaro che una procedura di suicidio assistito va regolarizzata di modo da assicurarsi la consapevole volontà del richiedente.

      Opporsi alla suicidio assistito significa inevitabilmente ritenere in qualche modo che una persona non è libera di decidere ciò che riguarda esclusivamente il proprio corpo.

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    7. @myself,
      se tu dici "ritengo che ogni essere umano sia il proprietario unico del proprio corpo" significa che consideri il suicidio come un diritto.

      Dici ancora: "una persona decide consapevolmente di non voler più vivere". Come possiamo sapere se una persona disperata che vuole uccidersi è veramente consapevole della sua decisione?

      E' veramente libertà il volersi uccidere, o forse non è altro che un disperato bisogno di aiuto?

      E come si potrebbe depenalizzare l'aiuto a morire? Rientra nei doveri professionali di un medico uccidere i propri simili?

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    8. "se tu dici "ritengo che ogni essere umano sia il proprietario unico del proprio corpo" significa che consideri il suicidio come un diritto. "

      Sì, ritengo che una persona sia libera di suicidarsi e quindi in altri termini che il suicidio sia un diritto. Nel mio post precedente ho scritto che non ritengo che il suicidio _assistito_ sia un diritto, immagino che la tua obiezione fosse rivolta a ciò, chiarisco questa mia posizione. Se una persona vuole suicidarsi ma non è in grado di farlo da sola allora necessariamente dovrà rivolgersi a qualcuno, mettiamo che sia un medico, affinchè la uccida. Ora penso che il medico abbia tutto il diritto di rifiutarsi di uccidere un suo paziente e che obbligarlo a fare ciò sia un abuso. Quindi un paziente non può pretendere una prestazione di suicidio assistito da un medico che non ne ha intenzione. Ecco, è in tal senso che ritengo che il suicidio assistito non sia un diritto.

      "Come possiamo sapere se una persona disperata che vuole uccidersi è veramente consapevole della sua decisione? E' veramente libertà il volersi uccidere, o forse non è altro che un disperato bisogno di aiuto?"

      Penso che una approfondita perizia psichiatrica sia d'obbligo, nel caso in cui la persona non sia cosciente allora bisognerebbe leggere le sue ultime volontà (in particolare il testamento biologico). Poi prima di procedere bisognerebbe assicurarsi che le cause che portano il paziente a voler morire non siano in alcun modo risolvibili (ad esempio, una malattia incurabile). Più di così non si può fare, non possiamo leggere nella mente delle persone, ma solo ascoltare che cosa ci dicono di provare. In ogni caso intendo qualcosa di enormemente lontano da un sistema di suicidio assistito a gogò come potresti immaginare.

      "E come si potrebbe depenalizzare l'aiuto a morire? Rientra nei doveri professionali di un medico uccidere i propri simili? "

      Più che depenalizzare parlerei di legalizzare, in strutture apposite che abbiano rigidi controlli. Le persone dovrebbero recarsi in tali strutture, a meno che sia proprio impossibile (ad esempio uno scalatore in alta montagna rimane gravemente ferito e bloccato e chiede al suo compagno di soffocarlo). Come ho già detto nessun medico dovrebbe essere obbligato a uccidere un paziente.

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    9. "In ogni caso intendo qualcosa di enormemente lontano da un sistema di suicidio assistito a gogò come potresti immaginare".

      E tu pensi davvero che ciò sia realizzabile? Pensa all'applicazione della legge sull'interruzione di gravidanza. Davvero viene applicata solo per gravi e seri motivi?

      Lo sai che recenti risultati forniti dalla rivista medica britannica “Lancet” sulla situazione olandese hanno riportato il fatto che da quando, a fine 2001, è stata autorizzata la pratica dell’eutanasia, le morti eutanasiche sono aumentate del 73%. In particolare dal 2003 al 2010, il numero di eutanasizzati è passato dai 1.815 casi iniziali ai 3.136 morti del 2010, registrando un’accelerazione del 35% negli ultimi due anni.

      Sempre in Olanda, il famigerato “Protocollo di Groningen”, un accordo stipulato fra associazione dei pediatri e governo, permette l’eutanasia anche sui minori, e perfino sui neonati, se gravemente ammalati. Dato che il bambino non può acconsentire alla propria morte, sono i genitori a dare il consenso per lui o, in mancanza di essi, il tutore legale.

      Questo è ciò che succede nei paesi che legalizzano l'eutanasia. Vogliamo fare la stessa fine?

      Una società che voglia ritenersi civile e che ponga il rispetto dei valori fondamentali come base dei suoi ordinamenti non può relativizzare il rispetto per la vita umana.



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    10. "E tu pensi davvero che ciò sia realizzabile? Pensa all'applicazione della legge sull'interruzione di gravidanza. Davvero viene applicata solo per gravi e seri motivi?"

      Penso che sia realizzabile (in realtà è già stato realizzato, ma forse ti riferisci all'Italia) e ho descritto a grandi linee come. Il paragone con l'interruzione di gravidanza non regge: nella tua ottica la vita comincia dal concepimento e quindi l'aborto è l'omicidio dell'embrione/feto ovviamente _contro_ la volontà dell'embrione/feto; invece il suicidio assistito non va contro la volontà del paziente, quindi mentre è possibile un'interruzione di gravidanza per futili motivi non vedo come sia possibile un suicidio assistito per futili motivi.

      "da quando, a fine 2001, è stata autorizzata la pratica dell’eutanasia, le morti eutanasiche sono aumentate del 73%. In particolare dal 2003 al 2010, il numero di eutanasizzati è passato dai 1.815 casi iniziali ai 3.136 morti del 2010, registrando un’accelerazione del 35% negli ultimi due anni."

      Quando viene introdotta una nuova procedura medica è normale che all'inizio in pochi vi ricorrano ma poi con il tempo il numero di pazienti aumenti. Il fatto che ci siano stati molti casi di eutanasia non implica necessariamente che ci siano stati degli abusi.

      "Sempre in Olanda, il famigerato “Protocollo di Groningen”, un accordo stipulato fra associazione dei pediatri e governo, permette l’eutanasia anche sui minori, e perfino sui neonati, se gravemente ammalati. Dato che il bambino non può acconsentire alla propria morte, sono i genitori a dare il consenso per lui o, in mancanza di essi, il tutore legale."

      Ma a questo chiaramente mi oppongo, l'ho detto che per me deve esserci la volontà del paziente.

      "Questo è ciò che succede nei paesi che legalizzano l'eutanasia. Vogliamo fare la stessa fine?"

      Questa è esattamente la Fallacia (logica) di brutta china: legalizzare il suicidio assistito non implica in alcun modo legalizzare l'uccisione di bambini. http://it.wikipedia.org/wiki/Fallacia_di_brutta_china

      "Una società che voglia ritenersi civile e che ponga il rispetto dei valori fondamentali come base dei suoi ordinamenti non può relativizzare il rispetto per la vita umana."

      Non puoi darmi del relativista e dire che non abbia rispetto per la vita umana. Semmai ho fatto proprio un discorso totalmente privo di relativismo, ho posto dei valori fondamentali - ogni umano è l'unico proprietario del proprio corpo - atti al rispetto della vita di ognuno.

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    11. Il mio paragone con l'aborto si riferisce solamente al concetto dell'esagerazione. Così come i limiti posti dalla legge sull'interruzione della gravidanza sono bellamente aggirati, così accadrà con un'ipotetica legge sul suicidio assistito/eutanasia.

      I miei riferimenti alla situazione olandese non sono affatto una fallacia, ma un realistico sguardo al futuro determinato da leggi come quella sull'eutanasia. Se si apre una porta si finisce coll'aprire un portone, come si può essere sicuri che non ci sia stato nessun abuso? Non è una questione di poco conto, con la vita umana non si scherza.

      Dire che ogni umano è l'unico proprietario del proprio corpo è quanto di più relativista ci possa essere. Nessun valore, nessuna etica, tutto è relativo dipendendo dal mutevole volere di ognuno.

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    12. "Se si apre una porta si finisce coll'aprire un portone, come si può essere sicuri che non ci sia stato nessun abuso?"

      Facendo i controlli di cui ho parlato! Ho detto chiaramente che prima di procedere ad un suicidio assistito è necessaria una approfondita perizia psichiatrica del paziente. È certo che come in ogni cosa qualcuno potrebbe cercare di aggirare il sistema per far uccidere una persona che non vuole morire, ma - a parte il fatto che con le condizioni che ho descritto mi sembra molto più semplice commettere un omicidio "tradizionale" - questo non giustifica impedire in ogni caso il suicidio assistito. Durante la degenza un medico potrebbe iniettarti una sostanza letale e ucciderti. Per questa ragione abbiamo forse impedito che venissero costruiti gli ospedali? Certo che no! Semplicemente abbiamo inventato delle rigide procedure di controllo su ciò che accade ai pazienti, lo stesso deve essere per il suicidio assistito. Infine che tu insista sul fatto che l'eutanasia non debba essere permessa perchè potrebbero esserci degli abusi mi pare dimostrare una certa debolezza nelle tue argomentazioni. Inizialmente ero convinto che ti opponessi al suicidio assistito per motivazioni etiche o morali, non per queste ragioni così "pratiche".

      "Dire che ogni umano è l'unico proprietario del proprio corpo è quanto di più relativista ci possa essere. Nessun valore, nessuna etica, tutto è relativo dipendendo dal mutevole volere di ognuno."

      Dall'accettare che ognuno sia l'unico proprietario del proprio corpo discende una innumerevole quantità di valori etici, in particolare tale etica ripudia le seguenti cose:

      - Uccidere un essere umano che non vuole morire.
      - Ridurre in schiavitù un altro essere umano.
      - Stuprare una donna, un uomo o un bambino.
      - Torturare.

      Infatti è chiaro che commettere uno dei punti precedenti costituisce una violazione della proprietà del corpo di un altro individuo e quindi che essi sono contrari all'etica che ho descritto. Come fai a sostenere che ciò sia relativista? Non posso che pensare che tu sia in cattiva fede o che tu ignori il significato del termine "relativismo".

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    13. "Inizialmente ero convinto che ti opponessi al suicidio assistito per motivazioni etiche o morali, non per queste ragioni così "pratiche"".

      Ti sbagli, sono proprio motivazioni etiche e morali che mi fanno respingere l'idea di una legalizzazione del suicidio. Ho già scritto che non è caratteristica di una società civile la cultura della morte, pensare che questa possa essere una soluzione. Però, oltre a questo, c'è anche l'aspetto pratico. Il tuo paragone con il medico omicida nell'ospedale non calza affatto. Quello è omicidio, punto e basta, ordinariamente perseguito dalla legge.
      Col suicidio assistito, quindi legalizzato dalla legge, avremmo una situazione tale in cui la sua applicazione si presterebbe certamente ad abusi non rilevabili. Basta pensare al fatto che una persona che voglia uccidersi non può essere pienamente in possesso delle sue capacità di discernimento.

      Guarda che le azioni che hai elencato possono essere ripudiate anche in base al rispetto del valore fondamentale che è la la difesa della vita umana. Ritenere ognuno proprietario del proprio corpo è, invece, un concetto relativista perché può portare ad abomini come l'eutanasia e l'aborto.

      Elimina
    14. "Il tuo paragone con il medico omicida nell'ospedale non calza affatto. Quello è omicidio, punto e basta, ordinariamente perseguito dalla legge."

      Anche una contraffazione/abuso di suicidio assistito al fine di commettere un omicidio sarebbe perseguita/o dalla legge.

      "Basta pensare al fatto che una persona che voglia uccidersi non può essere pienamente in possesso delle sue capacità di discernimento."

      E a stabilire ciò ci sarebbe la perizia psichiatrica, ma non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire.

      "Guarda che le azioni che hai elencato possono essere ripudiate anche in base al rispetto del valore fondamentale che è la la difesa della vita umana."

      Ne sono pienamente consapevole e non ho mai detto il contrario. Le ho elencate per dimostrarti che ti sbagli nel dire che dall'assumere che ognuno sia l'unico proprietario del proprio corpo non discende alcun valore etico.

      "Ritenere ognuno proprietario del proprio corpo è, invece, un concetto relativista perché può portare ad abomini come l'eutanasia e l'aborto."

      È ovvio che qui parli ripetendo slogan di altre persone. Evidentemente non sai cosa vuol dire "relativismo", informati. Da Wikipedia:

      "Chi è relativista sostiene che una verità assoluta non esiste, oppure, anche se esiste, non è conoscibile o esprimibile o, in alternativa, è conoscibile o esprimibile soltanto parzialmente (appunto, relativamente); gli individui possono dunque ottenere solo conoscenze relative, in quanto ogni affermazione è riferita a particolari fattori e solo in riferimento ad essi è vera."

      Ora come può una simile filosofia conciliarsi con un'etica che assume come assioma fondamentale e verità assoluta che "ogni essere umano è il proprietario del proprio corpo"? Non può!

      Infine ti faccio notare che tu fai un bel ragionamento circolare (altra fallacia logica) perchè dici che l'eutanasia è sbagliata in quando frutto di un etica relativista che non rispetta la vita umana; poi per provare che tale etica relativista è sbagliata affermi che essa porta ad abomini come l'eutanasia. Cioè assumi la tesi come ipotesi, questo è il classico errore di chi vuole provare qualcosa a tutti i costi e distorce i ragionamenti a tal fine.

      Detto ciò non ho altro da aggiungere

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    15. Aggiungo io.
      Va bene, Luis. Cerchiamo un compromesso. Da qualche parte potrebbero aver conservato le mie vecchie tonsille.
      Possono bastarti? Puoi accontentarti dei miei dentini da latte? Vuoi che ti chiami quando vado dal barbiere?
      E meno male che Paolo l'ha avuta vinta, altrimenti nessun accordo sarebbe stato possibile.

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    16. @myself

      "Anche una contraffazione/abuso di suicidio assistito al fine di commettere un omicidio sarebbe perseguita/o dalla legge".

      Ma un conto è voler uccidere direttamente, un altro è spingere un disperato a suicidarsi.

      "E a stabilire ciò ci sarebbe la perizia psichiatrica, ma non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire".

      Credo proprio che il sordo sia tu. Una persona che vuole suicidarsi non è in sé, una perizia psichiatrica cosa vuoi che accerti? La capacità di intendere e volere? Ma qui stiamo parlando della disperazione, della mancanza di speranza che fa vedere tutto nero e che per forza di cosa inficia ogni tipo di decisione.

      "Ora come può una simile filosofia conciliarsi con un'etica che assume come assioma fondamentale e verità assoluta che "ogni essere umano è il proprietario del proprio corpo"? Non può!"

      Certo che può. La vita umana un valore fondamentale? Per il relativista la vita ha valore solo se rispetta propri parametri di vivibilità e così abbiamo l'eutanasia, l'eugenetica e l'aborto.


      Quanto al mio "ragionamento circolare" si tratta solo di un tuo sofisma, un mischiare le carte per tirarsi fuori dall'impaccio (a Roma si dice buttarla in caciara).

      Io affermo semplicemente che l'etica relativista tende ad assoggettare ogni decisione al proprio arbitrio senza rispettare alcun valore fondamentale e da qui discendono, come ho gia detto prima, l'eutanasia, l'eugenetica e l'aborto. Il "cerchio" lo vedi solo tu.

      @Felsineus
      Scusami, ma le tue tonsille e i tuoi dentini cosa c'entrano? E Paolo chi è?

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  5. Andando alle fonti.

    2279 CCC «Anche se la morte è considerata imminente, le cure che d’ordinario sono dovute ad una persona ammalata non possono essere legittimamente interrotte. L’uso di analgesici per alleviare le sofferenze del moribondo, anche con il rischio di abbreviare i suoi giorni, può essere moralmente conforme alla dignità umana, se la morte non è voluta né come fine né come mezzo, ma è soltanto prevista e tollerata come inevitabile. Le cure palliative costituiscono una forma privilegiata della carità disinteressata. A questo titolo devono essere incoraggiate.»

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    1. Grazie Minstrel per la tua precisazione.
      Il Catechismo della Chiesa Cattolica spiega bene il perché delle cure ordinarie in caso di morte imminente.
      Il cardinale Martini non voleva la morte, l'ha solo accettata come inevitabile.

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  6. Ah, qui si parla di norme canoniche! Caricaaa! Pepé, pepè, pepeppepepepé! Vediamo il secondo comma (il primo, di stampo umanitario, funziona).

    Sono ammesse cure analgesiche anche quando possono "abbreviare i giorni" del malato. Che significa? E' presto detto. Una cura che "abbrevia i giorni di una vita" ha un'efficacia nociva. In termini logico-giuridici, comprensibili a tutti, è una concausa dell'evento morte che concorrerà a determinare. Possiamo considerarla un dato poco importante, trascurabile? Eh, proprio no. Per la nostra tradizione giuridica, di cui anche il diritto canonico é parte, tutti gli antecedenti causali suscettibili di determinare l'evento sono alla pari. Detto in parole povere: in termini oggettivi, in questa maniera si uccide un uomo.

    Dunque, quand'è che, in questi casi, per il diritto della Chiesa, si puó uccidere?
    In primo luogo, si dice, é necessario che chi somministra la sostanza nociva, non agisca al fine di uccidere, nè che consideri la morte altrui come un mezzo per raggiungere un'altro fine. Sono casi di scuola e ci interessano poco: ti avveleno perché ti odio, ti avveleno perchè una volta morto potrò ereditare. Niente di sbagliato, per carità. Ma sembra che il Legislatore canonico abbia già le idee poco chiare. Perchè mai andarsi ad impelagare col fine dell'agente, proprio in un caso in cui, per definizione non vi puó essere che un solo lecito scopo: la volontà di alleviare le sofferenze altrui. Stiamo parlando di cure analgesiche, già dimenticato?

    Ma veniamo alle dolenti note: il diritto canonico dice che è tutto O.K. quando la morte "sia prevista e tollerata come inevitabile".
    E qui i giurisperiti si scompiscieranno dalle risate. E penseranno: "Diavolo, noi ci siamo spaccati la testa col dolo c.d. indiretto, e questi folli ritengono lecito un omicidio con dolo diretto!". C'è poco da fare: prevedere come inevitabile conseguenza delle proprie azioni la morte di un uomo e ciononostante agire, significa uccidere con piena e convinta volontà. Sostenere il contrario, sosteneva tanti anni fa il Delitalia, significherebbe "negare la stessa razionalità del volere".

    In conclusione: contrordine compagni! Rivarcate le Alpi! Uno dei posti più sicuri per la pratica dell'eutanasia è la Città del Vaticano

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    1. Non era quello che si voleva? ;)

      Comunque mon sono disposizioni dogmatiche, sono magistero e come tale criticabilissimo, ma la base morale è quella.

      Tu cosa vorresti felsineus in questi casi? Che filosofia morale segui per stabilire il diritto al suicidio assistito? Giusto per capire.

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    2. Sorry felsineus, ho visto che hai risposto sopra a Luis!

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  7. Di nulla, minstrel. Peraltro dovevo essere un po rinco, avevo letto CC, invece che, come ovvio, CCC.
    A questo punto sarebbe utile conoscere quale sia il concreto valore precettivo di queste disposizioni, che avevo criticato solo in quanto confuse e contraddittorie, in relazione alle norme più dettagliate (e sperabilmente più pregevoli) di cui dovrebbero essere il sunto.

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    1. In realtà è un articolo di una sezione ampia del CCC (Parte Terza, seconda sezione) che tenta di stabilire le coordinate morali sulla vita, propria e altrui, sulle quali poi basa delle interpretazioni generali con QUALCHE dettaglio.
      Noterai che da un punto di vista filosofico è tutto perfettamente logico, nel senso che se si accettano le prerogative iniziali il resto viene più o meno da sé, anche se chiaramente una riflessione più approfondita e il procedere della scienza medica potrebbero delineare conclusioni di poco dissimili rispetto a quanto ora delineato.
      In questo senso definivo questi articolo come non dogmatici; sono quanto il magistero ordinario finora ha relazionato basandosi su assunti che però spesso sfiorano il dogma quando invece non lo sono.
      Trovi al riguardo nelle note a piè pagina tutte le indicazioni sulle citazioni riportate nel Catechismo, il quale - semplificando - non è che un "sunto" della tradizione cattolica come finora è interpretata dal Magistero universale della Chiesa che riporta posizioni sia dogmatiche che ordinarie. Come tale è certamente poco approfondito in materia teologica (per questo rimanda ai documenti nelle note), presuppone una conoscenza dei gradi del magistero (infatti è un documento INTERNO alla Chiesa), non tiene conto delle specificità personali e di situazioni "limite", sulle quali lascia decidere alle coscienze dei propri membri (vescovi ma anche laici) circa il comportamento da adottare. Cerca insomma di essere completo, con la consapevolezza di non poterlo certo essere nei confronti di una realtà ben più comple(ta)ssa. :)

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    2. Un link. :)

      http://www.vatican.va/archive/catechism_it/p3s2c2a5_it.htm

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  8. “E’ appena passata la forte emozione per la scomparsa del cardinale Carlo Maria Martini, un vero servo di Dio, mente illuminata e grande biblista,”
    Beh, prima di sperticarsi in incensamenti del tutto gratuiti bisognerebbe sapere se anche Dio è d’accordo ? Come si fa a sapere ?

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    1. Attraverso il gradimento della Chiesa, ricordi Sal?

      "Ciò che legherete sulla terra sarà legato anche in Cielo, ciò che slegherete sulla terra sarà slegato anche in Cielo" (Mt. 18,15-35).

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  9. Distinto Luis,
    Lei non perde occasione di fare il "pesce in barile"

    "Ciò che legherete sulla terra sarà legato anche in Cielo, ciò che slegherete sulla terra sarà slegato anche in Cielo" (Mt. 18,15-35).

    Mica lo ha detto ai cattolici. Quelli ancora non esistevano, Lo ha detto ai suoi amici e non misembra che gli amici dei Borgia possano definirisi amici di Cristo neanche gli amici degli Ustascia e di Pavelic.... non crede ?
    Si informi qui...
    Stia bene

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  10. E chi lo ha detto secondo te?
    Di Chiesa ce n'era una sola, quell'unica Chiesa che attraverso la successione apostolica è pervenuta fino ai giorni d'oggi, cioè le chiese Cattoliche ed ortodosse.

    Quanto agli Ustascia leggili i link che alleghi, c'è scritto che la Chiesa cattolica appoggiò INIZIALMENTE la formazione del nuovo stato, ma che CONDANNO' decisamente le manifestazione di violenza e razzismo.

    Caro Sal, non ti dare la zappa sui piedi...

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  11. Dai Luis.... ancora "successione apotolica "? Ma dai... Pietro eraun Satana (parola di Gesù) era un falso ipocrita ( Parola di Paolo) era senza fede (parola di Gesù) uno che aveva la spada facile.... ma ti pare che poteva fondare su di lui la chiesa ?

    Agostino d'Ippona(354-430 E.V.), scrisse: “Non è la pietra che trae il suo nome da Pietro, ma è Pietro che lo trae dalla pietra; così come non è Cristo che deriva da cristiano, ma è il cristiano che deriva il suo nome da Cristo. E il Signore disse: ‘Su questa pietra io edificherò la mia Chiesa’, perché Pietro aveva detto poco prima: ‘Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente’. È su questa pietra — disse in sostanza il Signore — in cui tu hai confessato ora la tua fede, che io edificherò la mia Chiesa. Poiché tale pietra, in effetti, era Cristo, e Pietro stesso si appoggia su questo fondamento. - “Nessuno, infatti, può porre altro fondamento che quello che già fu posto, e che è Gesù Cristo” ( 1 Cor. 3.11). — Commento al Vangelo di s. Giovanni, discorso CXXIV, trad. di R. Minuti, Roma, 1984, vol. II, pp. 530, 531.

    Ma non impara mai ?

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    1. Ancora Sal!? Ancora con queste storie?

      Ma quante volte te lo devo ripetere che Dio sceglie chi vuole, ciò che è scandaloso agli occhi del mondo per renderlo Santo?

      “Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, UNA VOLTA RAVVEDUTO, conferma i tuoi fratelli” (Lc 22, 31, ED. CEI).

      Gesù sa bene che Satana indurrà Simone a tradirlo, ma Gesù nonostante questo ha reso forte la fede di Simone con la sua potentissima preghiera, in modo da essere la base, cioé, la pietra per rendere stabile, cioé confermare, la fede dei fratelli.

      E' in questo senso che vanno lette le parole di S. Agostino. La Pietra è sempre Cristo, ma in questo brano Gesù conferisce alla fede di Pietro la missione di essere "pietra". La "pietra" è Cristo, ma in terra per confermare la fede della Chiesa, la missione di essere "pietra" viene affidata a Simone.

      Ciò è provato dal fatto che S. Agostino non è mai stato contrario al primato della Chiesa di Roma. Egli scrive, infatti, che “nella Chiesa romana il primato della cattedra apostolica è sempre esistito” (in "qua semper apostolicae cathedrae viguit principatus", Ep. 43,7). Afferma anche che la Chiesa di Roma possiede la massima autorità (culmen auctoritatis obtinuit) e che rifiutarle il primo posto sarebbe la più grande empietà o una arroganza che si distrugge da
      sè” (De util. cred. 17,35).

      È sua l’affermazione: “Roma locuta est, causa finita est” (Roma ha parlato, la discussione è finita).

      Mi dispiace Sal, sei cascato male....

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    2. “Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, UNA VOLTA RAVVEDUTO, conferma i tuoi fratelli” (Lc 22, 31, ED. CEI).

      E quando si sarebbe RAVVEDUTO ? Se doveva RAVVEDERSI non era meritevole no ?

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    3. Per te no, per il Cristo narrato dai Vangeli che sono trascrizione della tradizione della nostra Chiesa si.

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